This war of mine: sopravvivere all’orrore

Aprile 1992: la Serbia attacca la Bosnia-Erzegovina dopo che quest’ultima ha dichiarato la propria indipendenza. Inizia così l’assedio di Sarajevo che si protrarrà fino al 29 febbraio 1996: è indicato come l’assedio più lungo della fine del ventesimo secolo ed è costato la vita a circa dodicimila persone.
È da questo evento tragico e indimenticabile – riportato inevitabilmente alla memoria dall’attuale guerra in Ucraina – che prende spunto This war of mine, titolo sviluppato da 11 Bit Studios, casa di produzione polacca fondata nel 2010 da ex membri di CD Projekt e Metropolis Software.
Per quanto la città in cui è ambientato il gioco non porti il nome di Sarajevo, che l’ispirazione per This war of mine sia stata data dall’assedio della capitale della Bosnia-Erzegovina è più che evidente e dichiarata in diverse interviste di Pawel Miechowski, Senior Writer di 11 Bit Studios.

Dopo una brevissima introduzione testuale che ci presenta i personaggi che andremo a gestire, veniamo immediatamente catapultati all’interno del gioco senza alcun tipo di tutorial o spiegazione: immagino che l’intenzione degli autori fosse quella di farci provare – seppur in piccolissima parte – lo straniamento di chi si trova all’improvviso catapultato in una guerra. Straniamento che viene accentuato dalla palette di colori: a un primo colpo d’occhio potrebbe sembrare che essa sia completamente in bianco e nero, ma in realtà gioca anche su tenui sfumature di verde e marrone che rendono il tutto malinconico e alienante.
Fin dall’inizio, ci troviamo in quello che sarà il nostro rifugio per tutto il resto del gioco, che – tuttavia – è davvero male in arnese: l’edificio è rovinato, mancano moltissimi oggetti essenziali che dovremo costruire mano mano e vanno riparate le pareti per essere più protetti dal freddo e dai ladri. Fortunatamente, non inizieremo ad affrontare la guerra da soli, ma vivremo nel rifugio con altri personaggi che vengono scelti casualmente dal gioco, ognuno con la propria storia, il proprio carattere e le proprie abilità. Ad esempio, nella mia ultima partita, ho iniziato muovendo Christo e Irska, un padre e una figlia che si ritrovano a dover sopravvivere insieme agli orrori della guerra.

Ecco il nostro rifugio. In basso a destra, i personaggi che attualmente abitano la casa.

Una delle cose indubbiamente più interessanti di This war of mine è che non si deve tenere conto solo dell’aspetto pratico della sopravvivenza (come ad esempio mangiare, dormire o curarsi), ma anche di quello psicologico: la piccola Irska, infatti, è triste perché non può più andare a scuola e vedere i suoi amici. Pertanto, oltre al suo benessere fisico, dobbiamo preoccuparci anche del suo stato emotivo che migliorerà giocando, parlando con il padre (e con gli altri personaggi presenti nel rifugio) e tenendola in salute, ma peggiorerà se qualcuno farà irruzione in casa, se si ferirà, o se non giocherà abbastanza.
Le nostre scelte influenzeranno inevitabilmente le vite degli abitanti della casa, le cui biografie andranno ad aggiornarsi mano mano che i giorni passano e racconteranno gli eventi a cui i personaggi si troveranno ad assistere. Bisogna affrontare ogni giorno con attenzione e razionando le varie risorse oculatamente perché tutti i personaggi di cui siamo responsabili potranno morire e ciò avrà inevitabilmente un effetto sugli altri abitanti del rifugio.

Con il passare dei giorni, capiterà che qualche PNG verrà a bussare alla nostra porta per offrirci merci di scambio, per chiederci aiuto o persino per chiederci asilo. Starà a noi prendere le varie decisioni che influenzeranno l’andamento del gioco e i rapporti con gli altri personaggi.

Non perdere mai occasione di barattare: è utile per liberarsi degli oggetti inutili e per recuperare risorse rare.

Il gameplay di This war of mine è diviso in due momenti precisi: il giorno e la notte. Durante il giorno dovremo costruire oggetti utili, sfamare i protagonisti e tenerli in salute, mentre la notte uno di loro andrà a saccheggiare le rovine nei dintorni alla ricerca di risorse che serviranno per la sopravvivenza della casa. In queste incursioni notturne – che possono essere pericolose e dove i personaggi possono anche morire – non troveremo solo oggetti, ma incontreremo anche altri sopravvissuti: origliando dalle porte, ascolteremo i loro discorsi e scopriremo le loro storie e potranno anche diventare aggressivi, se ci scoprono a rubare in casa loro.

Le sequenze notturne sono fondamentali per recuperare materie prime con cui cibarsi o costruire oggetti essenziali.

In un’intervista, Pawel Miechowski ha affermato che l’intento di This war of mine era quello di mostrare il lato vero e meno esplorato della guerra, ovvero la sofferenza delle persone comuni che sono le prime a subire le terribili conseguenze dei conflitti. Ciò è stato possibile grazie agli approfonditi studi che sono stati fatti sulla guerra in generale e non solo sull’assedio di Sarajevo. A mio avviso, trovo che l’obiettivo sia stato pienamente raggiunto: This war of mine non è un semplice videogioco, ma è una cronaca reale della sofferenza umana, dello sforzo dei più deboli per sopravvivere agli orrori della guerra. Non si limita a richiederci un approccio esclusivamente pratico, ma ci impone di tenere in grande considerazione anche l’aspetto umano di quelli che, è vero, sono dei personaggi di un videogioco, ma che potrebbero essere a tutti gli effetti persone reali, vissute durante l’assedio di Sarajevo.
È un gioco delicato eppure duro, indubbiamente inclemente che non risparmia nulla al giocatore e non lo aiuta in nessun modo, ma che – anche per questo – fa provare molta soddisfazione nel momento in cui ci si accorge che, al di là degli orrori della guerra, si è riusciti a rendere il rifugio un luogo accogliente e quasi familiare, dove tutti possono essere al sicuro.

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